GERINI, EMANUELE
di Amedeo Benedetti
Lo storico e biografo Emanuele Gerini (spesso autodefinitosi Emmanuelle o Emanuello) nacque a Fivizzano il 19 dicembre del 1777, da Giambattista e Caterina Stocchi. Compì gli studi in Toscana, per poi consacrarsi al sacerdozio e darsi alla predicazione.
Manifestò la sua vocazione letteraria traducendo nel 1802 l’Ars poetica di Quinto Orazio Flacco, rimasta inedita.
Alla fine del 1804 Gerini si recò a Ferrara come insegnante privato in una casa signorile, fino a quando non ebbe la cattedra d’Umanità al Ginnasio di Fivizzano, incarico che mantenne per tutta la vita, senza avere mai una cura parrocchiale, alla quale ambiva.
La sua attività letteraria trovò dapprima sfogo in ordinati manoscritti sia riportanti materiali utili al suo insegnamento, sia panegirici e prediche, sia un piccolo zibaldone personale, comprendente anche annotazioni di argomento scientifico.
Le sue prime pubblicazioni a stampa furono una traduzione dal latino di opere del Pontano (Cantilene della nutrice al suo lattante pargoletto, Pisa, Sebastiano Nistri, 1817), ed un’opera in versi in onore di monsignor Adeodato Venturini (pontremolese, consacrato vescovo nel 1821), e una tragedia, Ermenegilda al Torrione di Verrucola (evidentemente ambientata nei pressi dell’omonimo bel castello dei Malaspina), inedita, che fu rappresentata due volte – pare con buon successo – al teatro di Fivizzano.
Non sappiamo esattamente per quali motivi ed in quali periodi Gerini fu a Verona, fatto di cui si trovano diverse citazioni indirette nelle sue opere e nelle sue lettere, ma il fatto che i suoi corrispondenti fossero religiosi – come lo scrittore e somasco Ilario Casarotti (Verona, 1772 – Milano, 1834) – fa pensare che i prolungati e ripetuti soggiorni nella città veneta fossero legati alla sua preparazione religiosa.
È con ogni probabilità attorno al 1819 la nascita in Gerini dell’idea di redigere le vite dei lunigianesi illustri, grazie anche all’aiuto che poteva attendersi dal valentissimo nipote Girolamo Gargiolli (Fivizzano, 1796 – Firenze, 1869), destinato a scrivere alcune non disprezzabili opere, e ad una luminosa carriera amministrativa nel Granducato, fino alla carica di Consigliere di Stato.
Infatti nell’autunno 1823 Gargiolli, munito di molte commendatizie fornitegli dallo zio abate, iniziò un lungo viaggio alla ricerca di notizie e informazioni utili alla stesura di quella che sarebbe stata l’opera maggiore di Gerini. Le mete di questo viaggio informativo furono: Bologna (agli inizi d’ottobre), con l’incontro col botanico e bibliofilo Antonio Bertoloni; Ferrara; Piacenza; Casale (a metà novembre); Torino (fine novembre), con la conoscenza di Vincenzo Monti e della Perticari; Roma, dove Gargiolli arrivò a metà gennaio 1824. Da ognuna di queste città il giovane inviava lunghe lettere allo zio, cariche di notizie riguardanti i lunigianesi che in tali luoghi avevano lasciato significativa traccia.
Una natura notevolmente polemica spinse Gerini a controbattere nel 1825 le inesattezze che Luigi Marini, parroco di Capezzano, aveva scritto nel suo Saggio istorico della Liguria in generale … (Lucca, Stamperia Benedini e Rocchi, 1823). L’opera di critica di Gerini al lavoro di Marini non è stata presa in considerazione dagli storici locali lunigianesi, probabilmente perché l’abate firmò l’opera con lo pseudonimo arcadico (Osservazioni critiche di Gerindo Elideo sopra il Saggio storico della Liguria del Parroco di Capezzano, Lucca, presso Francesco Baroni, 1825).
Iniziata intanto la stesura dell’opera sui lunigianesi illustri, il fivizzanese cercò di assicurarne la pubblicazione grazie all’aiuto del dantista e tipografo Alessandro Torri (Verona, 1780 – Pisa, 1861), illustrandone l’interesse e la novità, ma non riuscendo nell’intento. Così Gerini stampò infine con mezzi propri e grazie all’aiuto di un gruppo di amici le Memorie storiche d’illustri scrittori e di uomini insigni dell’antica e moderna Lunigiana, fonte primaria per ogni studio storico su questo lembo di Toscana, (2 voll., Massa, Luigi Frediani, 1829-1831).
L’opera, fondamentale per lo studio della Lunigiana e che si apre con la dedica alla città natale di Fivizzano, riporta 347 biografie (alcune trattanti più personaggi), ed è divisa in otto libri, suddivisi, a parte il primo, secondo aree geografiche, e così strutturati: 1) Dell’antica città di Luni (I vol.; pp. 1-43); 2) Del Distretto di Sarzana in Lunigiana (I vol.; pp. 45-148); 3) Del Ducato di Massa e Carrara in Lunigiana (I vol.; pp. 151-256); 4) Del Distretto della Spezia, Lerice e Portovenere in Lunigiana (I vol.; pp. 257-303); 5) Del Distretto di Aulla e Fosdinovo in Lunigiana (II vol.; pp. 1-96); 6) Del Distretto di Fivizzano in Lunigiana (II vol.; pp. 97-194); 7) Del Distretto di Bagnone in Lunigiana (II vol.; pp. 195-216); 8) Del Distretto di Pontremoli in Lunigiana (II vol.; pp. 217-274). Al centro del primo volume era poi inserito l’Albero della famiglia Bonaparte (p. 149), mentre in coda era aggiunto l’elenco dei 310 sottoscrittori dell’opera (pp. 305-318). In coda al secondo volume erano invece inserite delle Aggiunte (pp. 275-280), e delle Note dimostrative dell’Albero generale dei Malaspina (pp. 281-364), con chiose biografiche di un gran numero di personaggi dell’importante casato. (A. Benedetti, Vita di Emanuele Gerini, storico e biografo, Pisa, Il Campano, 2016, pp. 25-26)
Nella sua Introduzione, Gerini ringraziava significativamente alcuni personaggi che gli avevano fornito importanti informazioni e documenti, come il marchese Giuseppe Malaspina di Caniparola, l’avvocato Carlo Bologna di Pontremoli, Carlo Frediani di Massa. L’intento metodologico di Gerini (non privo di interesse) risultava chiaro e dichiarato nella medesima Introduzione:
Io mi sforzerò d’intessere le memorie di persone distinte sì per santa vita, che per dignità, per opere, per sapienza, e per arti belle; come pure di spargere nelle narrazioni loro quelle storie che, secondo la bisogna, necessario sarà di chiarire. In queste narrazioni io collocherò gli uomini già trapassati, nel proprio secolo, e li descriverò per quello che furono, a tenore delle costumanze, del potere, de’ tempi, e del fiorire o decadere delle arti e degli studi, principiando con rapido corso dai secoli Etruschi infino alla nostra età, rivendicandone molti che ad altre terre si attribuiscono, e di molti determinando il vero suolo natio, fin qui o ignorato, o per altrui dicitura mentito.
Gerini si documentò adeguatamente, non trascurando nessuna delle fonti disponibili all’epoca per arricchire la sua opera. Nessuno dei suoi critici, in effetti, lo ha mai accusato di scarsa accuratezza nell’attività di documentazione, cosa che invece è frequente in opere dello stesso genere.
L’opera riportava comunque qualche errore e, cosa per certi versi peggiore, notizie altrui compendiate senza citarne la fonte: ad esempio, tutte quelle riguardanti la famiglia Bonaparte (desunte da un inedito del sarzanese Domenico Maria Bernucci) o quelle relative a Bonaventura Pistofilo da Pontremoli, copiate dal Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi di Luigi Ughi.
Le Memorie, come spesso capita ad opere similari, non sollevarono grandi entusiasmi. Il primo ad attaccarle (disordinatamente) fu il già citato Marini, parroco di Capezzano, smanioso di rendere la pariglia per la stroncatura subita da Gerini sei anni prima. Gerini replicò in una aggiunta al suo secondo volume. Ben altra portata ebbero invece altre critiche, relative ad una certa faciloneria del fivizzanese nel valutare la bontà delle fonti, come quelle di Emanuele Repetti (Carrara, 1776 – Firenze, 1852), autore del noto Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana; Giambattista Spotorno (Albisola, 1788 – Genova, 1844), erudito barnabita di notevole statura culturale, docente universitario e dal 1824 prefetto della Biblioteca Berio di Genova (che Gerini aveva punzecchiato nel primo volume delle Memorie per presunte inesattezze della Storia letteraria di Liguria); il professor Antonio Bertoloni (Sarzana, 1775 – Bologna, 1868); il letterato e politico Carlo Troja (Napoli, 1784 – ivi, 1858); lo storico e biografo Pompeo Litta (Milano, 1781 – ivi, 1852). Alcune di queste riserve derivavano però dal carattere geloso di Gerini, che amava vantare la sua profonda conoscenza su uomini illustri lunigianesi, ma quando gli venivano richieste da parte di studiosi notizie su questo o quel personaggio, faceva di tutto per non darle, ricorrendo a scuse poco credibili, istillando dubbi, prendendo tempo, generando così comprensibili antipatie.
Sicuramente più generoso nel giudizio sulle Memorie del Gerini fu invece il maggior storico d’allora della Lunigiana, Giovanni Sforza (Montignoso, 1846 – ivi, 1922), quando riconobbe che
degli otto libri, ne’ quali si spartisce, tolto il primo, riguardante Luni e degno veramente delle fiamme, copiose e nuove in gran parte son le notizie intorno una schiera ben numerosa di lunigianesi, che in più modi onorarono la regione nativa; e fu bello e utile e giusto il rinfrescarne e conservarne e diffonderne la memoria. Dell’opera, la parte meglio riuscita è quella sui Malaspina. […] De’ tanti documenti che consultò, de’ moltissimi che trascrisse, d’altri assai che rinvenne nel resto della Lunigiana, e anche altrove, se ne valse con acume e con frutto. A lui riuscì di far dimenticare affatto Tommaso Porcacchi e Giulio Dal Pozzo, i predecessori suoi nel trattar de’ Malaspina, mentre ciò non riuscì rispetto a lui, né a Pompeo Litta, né ad Eugenio Branchi, venuti più tardi a trattarne essi pure. Chi studia la genealogia e le vicende di quella famiglia potente, che immedesima in sé tanta storia di Lunigiana e d’Italia, bisogna sempre che faccia capo a Gerini. (G. Sforza, “Emanuele Gerini”, in Dante e la Lunigiana, Milano, Hoepli, 1909, pp. 440-441)
Oltre alle Memorie, l’abate Emanuele scrisse anche altre opere rimaste manoscritte, la più importante delle quali è il Codex documentorum illustrium ad historicam veritatem Lunexane provinciae, conservato all’Archivio di Stato di Firenze, che si compone di 330 documenti in parte inediti, datati dal 770 (ma il primo è un falso di Annio da Viterbo) al 1759.
Dei 330 documenti della raccolta 103 sono atti già pubblicati o dal Muratori o dal Pacchi, dal Maccioni, dal Lüig o dall’Ughelli; altri 170 sono atti tratti da archivi malaspiniani, capitolare di Sarzana, bobbiense o minori, ed i rimanenti 57 sono atti per i quali il Gerini, al termine del regesto, usa l’espressione “Pergamena originale che presso Emanuele Gerini si ritrova” o l’altra “Trovasi in autentico presso di me Emanuele Gerini”, aggiungendo talvolta “di Fivizzano”, talaltra attribuendosi la qualifica di “collettore”. (M.N. Conti, Dell’abate Emanuele Gerini e delle carte malaspiniane, in “Archivio Storico delle Province Parmensi”, 1975, vol. 27, pp. 65-66)
Il fivizzanese, dopo la pubblicazione delle Memorie, partì nell’agosto del 1834 per Napoli, sempre alla ricerca di materiali per le proprie ricerche, fermandovisi per due mesi, durante i quali – a dimostrazione della fama raggiunta – fu ricevuto dalla Regina Madre. Forse come effetto dei rapporti instaurati durante questa visita, Gerini iniziò pochi mesi dopo a collaborare a “Il progresso delle scienze, delle lettere e delle arti” di Napoli, con articoli e recensioni.
Al ritorno a Fivizzano iniziò ad occuparsi anche ad un Dizionario della Lunigiana contenente la descrizione universale delle tre diocesi compilata dall’Ab.te Emanuelle Gerini, impostato correggendo ed integrando le parti dedicate alla Lunigiana del noto Dizionario di Emanuele Repetti.
Sempre poco morigerato nell’alimentazione, Gerini fu colto nella primavera del 1836 da violenti dolori ventrali. Il paziente venne curato con applicazioni di mignatte e salassi, ma senza grandi risultati. Emanuele Gerini si spense nella notte, all’una del 10 giugno 1836, nella medesima casa dov’era nato.
Al di là dei difetti riscontrati nella sua attività di studioso, resta da riconoscere la notevole utilità delle sue pagine, specie se riguardanti personaggi a lui più vicini nel tempo. Senza l’opera di questo infaticabile “collettore” di notizie, moltissime informazioni sulla Lunigiana sarebbero andate per sempre irrimediabilmente perdute.
Opere:
Memorie storiche d’illustri scrittori e di uomini insigni dell’antica e moderna Lunigiana, 2 voll., Massa, Luigi Frediani, 1829-1831);
Codex documentorum illustrium ad historicam veritatem Lunexane provinciae, manoscritto.
Bibliografia:
GIAMBATTISTA SPOTORNO, [Recensione alle] Memorie storiche d’illustri scrittori e di uomini insigni dell’antica e moderna Lunigiana per l’ab. Emanuele Gerini da Fivizzano, in “Giornale Ligustico di Scienze, Lettere ed Arti”, 3 (1829), fasc. V, p. 399-406;
GIAMBATTISTA SPOTORNO, [Recensione alle] Memorie storiche degli uomini illustri della Lunigiana [sic] dell’ab. Gerini, in “Nuovo Giornale Ligustico di Scienze, Lettere ed Arti”, 3 (1833), fasc. I, p. 5-7;
GIOVANNI SFORZA, “Emanuele Gerini”, in Dante e la Lunigiana, Milano, Hoepli, 1909, pp. 427-450;
MARIO NICCOLÒ CONTI, Dell’abate Emanuele Gerini e delle carte malaspiniane, in “Archivio Storico delle Province Parmensi”, 1975, vol. 27, pp. 63-70.
AMEDEO BENEDETTI, Vita di Emanuele Gerini, storico e biografo, Pisa, Il Campano, 2016.