Redatto da Enrico Calzolari
MEGALITISMO
Nonostante le persistenti posizioni scettiche (ARMANINI 2015), se non proprio negazionistiche (NEGRINO 1998), il fenomeno del M. risulta in Lunigiana oggi ben affermato e documentato soprattutto nella sua componente ligure (AMBROSI 1972, 1981; PRIULI - PUCCI 1994; PICCIOLI 1994). Peraltro, risulterebbe davvero inspiegabile la presenza nella Regione di una espressione antropomorfa tanto eccezionale come quella, ben nota, delle Statue-stele in mancanza di una precedente fenomenologia di tipo aniconico.
Nell’ampio dibattito tuttora in corso si è precisato che «l’esistenza di luoghi di culto [preistorico] nell’area costiera tra il Golfo e le Cinque Terre è stata più volte ipotizzata e smentita dagli studiosi, specialmente in relazione al menhir di Tramonti, intorno al quale aleggiano misteriose leggende che potrebbero rievocare la condanna cristiana di culti pagani, sancita dalla croce piantata nella roccia. Sembra possibile, anche se a livello ipotetico, il collegamento del menhir di Tramonti e di quelli vicini del Monte Capri e del Monte della Madonna, col megalitismo preistorico, ma non si hanno elementi che possano far pensare a forme di culto protrattesi anche in epoca protostorica e preromana» (ARMANINI 2015). Tuttavia, proprio il fatto che il monumento si trovi in un’area che pare decisamente interessata da un’intensa opera di cristianizzazione costituisce un indizio molto concreto della presenza di culti preistorici: oltre al valore oggettivo della croce in ferro, la località immediatamente ad Ovest ha il nome di “Monte della Madonna”, ove peraltro «sorge una chiesetta dedicata a S. Antonio Abate, noto fin dall’antichità per le sue attività di esorcista» (MAZZINI 1922). Proprio in quel luogo, non a caso, è stato trovato un importante petroglifo (MANFREDI 1980; PICCIOLI 1994).
L’attuale, ampia percezione del fenomeno megalitico in Lunigiana, certamente prodotto da una crescente editoria amatoriale ma pure dall’avvento dei social network, ha permesso lo sviluppo, negli ultimi anni, di una intensissima attività di ricerca diffusa e sono ormai molto numerose le segnalazioni di siti di possibile ascendenza megalitica (BARBIERI 2010). Si tratta di elementi che devono ancora passare attraverso l’attenta valutazione dei tempi ma che meritano senz’altro la massima attenzione.
Di seguito, tuttavia, si riportano soltanto le schede di quelle emergenze che una tradizione ormai ben consolidata ha già consegnato a pieno diritto alla letteratura specialistica.
1) Il Menhir di Tramonti.
Il Menhir di Tramonti sorge in uno slargo lungo l’antica mulattiera del sentiero di crinale che da Portovenere conduce a Levanto passando attraverso la costiera di Tramonti e le Cinque Terre. È alto circa cm 250 e spesso cm 70. Presenta evidenti segni di lavorazione e sagomatura: rastremato alla base e appuntito al vertice.
Si è scritto che il masso «ricorda suggestivamente i menhir di Bretagna», ma rimane certamente da provare la «analogia del rapporto fra il megalitismo dell’estremo occidente europeo e quello assai ridimensionato del bacino della Magra» (FORMENTINI 1968).
In epoca recente, assumendo come riferimento il muro megalitico edificato in posizione prospiciente, detto “posatoio”, è stata avanzata l’ipotesi di un orientamento archeoastronomico del monumento (MANUGUERRA 1987). Con questo lavoro nasce in Liguria la ricerca specialistica che avrebbe portato nel 1996 alla creazione, con varie realtà di tutta la regione, della Associazione Ligure per lo Sviluppo degli Studi Archeoastronomici.
2) Il menhir di Monte Capri
Questo monumento, di segnalazione relativamente recente (BARBUTO - PICCIOLI 1985; PICCIOLI 1994) costituisce uno degli elementi più evidenti del fenomeno del megalitismo nelle Cinque Terre, in quanto è assai vicino all’Alta Via, ad una quota di circa 700 metri. È considerato il più grande menhir rinvenuto in Liguria (PRIULI – PUCCI 1994), essendo lungo quasi quattro metri e avendo uno spessore di circa ottanta centimetri. Esso risulta lavorato per ottenere una base a bulbo e una punta rastremata, nella quale è stata incisa una piccola croce, fenomeno evidente di cristianizzazione. Si è scritto, tuttavia, che «in realtà il grande blocco sembra giacere in continuità con la roccia di base […] la superficie del masso ovaleggiante appare in perfetta aderenza al sottostante affioramento d’arenaria […]; potrebbe trattarsi infatti di un grosso nodulo di arenaria emerso per erosione differenziata» (NEGRINO 1998). Ma da questa analisi, peraltro pubblicata in un libro sponsorizzato dalla Soprintendenza, si dovrebbe piuttosto dedurre che gli uomini della preistoria abbiano tentato di ottenere un grande menhir dalla roccia madre e che tale iniziativa non sia andata a buon fine perché il megalite si è spezzato a metà. Un simile processo di lavorazione, iniziato e non portato a termine, costituirebbe comunque non solo una prova della volontà degli antichi abitatori di erigere un menhir, ma pure una notevole testimonianza del loro modo di operare.
3) L’area megalitica di San Lorenzo al Caprione.
San Lorenzo al Caprione costituisce l’ultima scoperta megalitica (1996) compiuta in terra di Lunigiana. Anche se non ancora avvalorata da una letteratura propriamente scientifica, la particolarità archeoastronomica del sito, con l’ormai famosa farfalla dorata creata su una pietra fallica al tramonto del solstizio d’estate dalla luce che passa attraverso un tetralite, è cosa di tale eccezionalità da avere suscitato, nel giro di pochi anni, un vero e proprio interesse turistico (CALZOLARI 2006-2010).
La scoperta è dovuta ad una fortunata coincidenza: una delle tre macine a remo emerse nel promontorio fu spostata con una ruspa per fare una strada forestale abusiva che passava presso i ruderi della Cappella di San Lorenzo (XIII secolo) e gli ambientalisti di Lerici presero a cercare dove potesse essere stata imboscata. La scoperta è stata osteggiata da molti, sia dai residenti della borgata, sia da molti studiosi. Esemplare il caso del compianto prof. Tiziani Mannoni, che nel congresso a tema “Un dibattito tra Archeologi e Astronomi”, durante la sessione genovese, volle precisare che non si potevano accreditare scoperte che apparivano per la prima volta e di cui non se ne conoscevano eguali (Archeoastronomia: un dibattito tra archeologi ed astronomi alla ricerca di un metodo comune, Atti del Convegno Internazionale, Genova 8-9 febbraio 2002, Sanremo 1-3 novembre 2002, a cura di M. Codebò e H. De Santis, testo digitale, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 2009). Ma è fin troppo chiaro che senza la prima segnalazione non si arriverebbe mai ad alcuna scoperta, né ci possono essere motivi seri per ritenere che il sito di San Lorenzo al Caprione, la cui area comprende anche una grande pietra altare, non abbia la dignità sufficiente per fare da apripista in un nuovo, promettente filone di studi.
BIBLIOGRAFIA
AMBROSI, Augusto Cesare: Corpus delle Statue-stele Lunigianesi, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera 1972.
AMBROSI, Augusto Cesare: Lunigiana: La Preistoria e la Romanizzazione, vol. I, La Preistoria, Centro Aullese di Ricerche e di Studi Lunigianesi, Aulla 1981.
ARMANINI, Michele: Ligures Apuani – Lunigiana Storica, Garfagnana e Versilia prima dei Romani, Libreria Universitaria Edizioni, Padova 2015.
BARBIERI, Rino: Lunigiana: La Terra del Sole – Sei mesi d’incredibili scoperte nella preistoria della Lunigiana, Pilgrim Edizioni, Aulla 2010.
BARBUTO, ARMANDO – PICCIOLI, ROSSANA: Nuovi contributi alle ricerche sul megalitismo nei monti ad occidente del Golfo della Spezia, in «Giornale Storico della Lunigiana», n.s., XXXI-XXXII, 1980-81, nn. 1-4, 1985, pp. 90-110.
CALZOLARI, Enrico: La Preistoria del Caprione – Ricerche di etnoscienza e paleoastronomia sul promontorio che domina il Golfo dei Poeti (2006-’10), Editrice Velar 2012.
FORMENTINI, Romolo: Civiltà Megalitica del Golfo della Spezia, in «Giornale Storico della Lunigiana», n.s., I, 1950, pgg. 19-21.
FORMENTINI, Romolo: Il Sasso di Tramonti, in *Lunigiana di Pietra – Le Statue Stele, Canesi Casa Editrice, Roma 1968.
MANFREDI, Dario: Sull’appartenenza alla preistoria del petroglifo del Monte della Madonna, in «Studi Lunigianesi», X, 1980.
MANUGUERRA, Mirco: Il menhir di Tramonti nel solstizio d’inverno, in «La Spezia Oggi», XV (1987), n. 1, pp. 66-67.
MAZZINI, Ubaldo: Monumenti megalitici del Golfo della Spezia, in «Memorie dell’Accademia ‘G. Capellini’», vol. III, 1922, pp. 123–128.
NEGRINO, FABIO: Il megalitismo delle Cinque Terre, in *Dal diaspro al Bronzo – L’età del rame e l’Età del Bronzo in Liguria: 26 secoli di storia fra 3600 e 1000 anni avanti Cristo”, Quaderni della Soprintendenza Archeologica della Liguria, n. 5, Luna Editore, la Spezia 1998.
PICCIOLI, ROSSANA: Incisioni su roccia e monumenti aniconici, in *Antenati di pietra, a cura di M. Ratti, Sagep, Genova 1994, pp. 127-142.
PRIULI, Ausilio – PUCCI, Italo: Incisioni rupestri e Megalitismo in Liguria, Priuli & Verlucca Editori, Ivrea 1994.